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In Musica…Diabulus

Ah, oggi ho proprio un Diavolo per capello. Per questo motivo ho deciso di parlarvi della secolare associazione dell’Oscuro con la musica. Sapete, fin dall’antichità alcune opere pregevoli (in tutte le varie Arti)  furono considerate frutto di talenti sovrumani favoriti da un intervento divino. Arriviamo al Medioevo. Epoca in cui la Fede permeava ogni aspetto dell’esistenza. Tra una Crociata e la Santa Inquisizione, si iniziò a ritenerle opere del Diavolo. Con il passare del tempo, esse vennero ammirate e si diceva (con stupore ed un pizzico di invidia) che il loro autore avesse fatto un patto con il Diavolo.

Niccolò Paganini ed il violino posseduto

Uno dei primi “contraenti” fu il genovesissimo Niccolò Paganini, violinista fuori dal comune. Per la sua tecnica musicale ed i suoi virtuosismi, le persone iniziarono a pensare che egli avesse venduto l’anima in cambio del suo talento.

Il suo modo di fare ed il suo aspetto emaciato (che lo facevano apparire uno scheletro in frac con il violino incastrato sotto la mascella) contribuirono a fomentare queste voci. Il suo modo di fare “alla ligure” passò alla storia con la sua frase: “Paganini non ripete!” rivolta a Carlo Felice di Savoia in seguito alla richiesta di un bis. Questo gli costò la cancellazione dei concerti successivi della sua lunga Tournèe. Il suo Fan Club “We love Nick Paganini” s’incacchiò. Ticketone si trovò a gestire i rimborsi. Insomma, un casino. Niccolò, come già accennato, non era un Adone.

Era visibilmente provato dalla sifilide (forse anche dalla sindrome di Marfan) e per curarsi gli venne somministrato mercurio che gli causò la caduta dei denti. A causa di ciò aveva le labbra rientranti e presero il sopravvento il naso(che appariva ancora più adunco) ed il mento sporgente. Viso ceruleo e occhi infossati nelle orbite. Dita incredibilmente lunghe con polpastrelli spesso sanguinanti. Abiti neri. Fu facile accostarlo all’oscurità, ma ben poco importa l’aspetto fisico. Qui si parla di talento.

Niccolò compose 24 Capricci che trasudano Virtuosismo in ogni nota eseguita. Il più famoso è il 24° e  utilizza una vasta gamma di tecniche avanzate. Arpeggi e scale velocissime, pizzicato, doppie e triple corde. Roba da matti.

Il nostro Paganini, che un po’ si divertiva a fomentare questa leggenda della sua stretta di mano con il Diavolo davanti ad un piatto di gnocchi al pesto e a due bicchieri di vino, compose il 13°Capriccio soprannominandolo “La risata del diavolo”. Inizia con una melodia piacevole, serena. Poi il Diavolo inizia a ridere sempre di più. Il violino comincia a stridere. Le corde vengono suonate alla velocità della luce. Poi di nuovo risate inquietanti. Di colpo si giunge alla fine.

Robert Johnson e la chitarra mefistofelica

Si vocifera che anche Robert Johnson avesse firmato una polizza sulla vita con la “Demonio S.p.a.” E’ stato uno dei primi bluesman della storia. Continuano a fare cover dei suoi brani considerati tuttora dei capolavori, dei classici blues intramontabili. “Crossroad Blues” è stata eseguita, tra i tanti, dai Cream (con nientepopodimeno che Eric Clapton “slowhand” alla chitarra): una versione che scompiglia i capelli anche ai calvi. “Sweet home Chicago”: portata nel mainstream da Elwood e Jake Blues, ovvero i miei idoli dell’infanzia, i Blues Brothers.

Ok,torniamo a parlare del buon vecchio Bob. Famosa è la sua tecnica sopraffina nel fingerpicking: pizzicava le corde con le dita senza l’aiuto del plettro. La leggenda narra che Robert inizialmente si mostrasse molto goffo quando era alle prese con le 6corde. Insomma, lui e la chitarra sarebbero stati due mondi paralleli non destinati ad incontrarsi. Era una mezza schiappa, diciamo. Sua moglie morì, scomparve per un anno dalle scene, per poi ritornare alla ribalta con la sua chitarra, mostrando una tecnica incredibile. Tutti rimasero basìti nell’ascoltarlo. Tiè! Con pernacchione incluso. I più maliziosi fantasticarono su un suo incontro con un misterioso uomo nero, avvenuto a mezzanotte in un incrocio stradale, durante il quale Robert avrebbe venduto la sua anima, in cambio del talento che lo rese celebre.

Un’altra versione lo vede alunno recettivo del bluesman Ike Zimmerman, figura sinistra che si divertiva a strimpellare la chitarra tra le tombe ed i fuochi fatui dei cimiteri. Johnson era sempre circondato da gente sobria. A proposito di sobrietà: alcol, donne, e povertà furono gli ingredienti della  vita di Bob. Vita che terminò bruscamente nel 1938, in circostanze poco chiare (probabile avvelenamento per mano di un marito geloso). Aveva 27 anni. Fu il primo ad acquistare la Tessera Gold esclusiva del “Club 27“. Lo seguirono Brian Jones, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison, Kurt Cobain, Amy Winehouse e molti altri personaggioni…ma questo è un altro capitolo.

Robert Johnson ci sballava ad essere avvolto da questo alone di mistero e compose molti brani con palesi allusioni a demoni, voodoo e Satana. Un esempio? Ascoltate “Cross Road Blues”. Sembra che descriva il famigerato incontro con il Diavolo di cui vi ho parlato prima, avvenuto in un crocevia (crossroad, appunto).

Signore e signori: il testo di “Cross Road Blues”

“I went to the crossroad

fell down on my knees”

Dal suo tono si percepisce la disperazione di un uomo che si trova ad un punto di non ritorno. Il cadere in ginocchio (“fell down on my knees”) può essere interpretato come un simbolo di abbandono.

“Asked the Lord above: Have Mercy now

save poor Bob, if you please”

La sua voce sembra quella di un uomo in cerca di rassicurazione, di redenzione. Chiede al Signore “Abbi pietà, ora salva il povero Bob, per piacere” . Implora il perdono dopo aver venduto l’anima al Diavolo.

“Didn’t nobody seem to know me

everybody pass me by”

“Pare proprio che nessuno mi fili, hanno tirato tutti dritto”. Senso di abbandono.

“The sun goin’ down, boy

dark gon’ catch me here”

Il sole sta calando. Il tramonto da sempre richiama alla morte. Le tenebre mi stanno prendendo. tenebre sono il regno del demonio.

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