1961/1970

THE BEATLES

Folle di ragazzine urlanti, concerti-evento, sperimentazione di suoni nuovi, registrazioni in studio con tecniche innovative tra parti incise al contrario, sovraincisioni, filtri, manipolazione di suoni, primo merchandising. Tutto questo, e decisamente molto di più, si condensa in un’unica parola: Beatles.

Breve vita per loro (dal 1962 al 1970), ma quanto basta per entrare nel mondo della storia della musica, sfondandone le porte come un ariete. A distanza di 50 anni continuano a vendere album, perché sono inarrestabili.

In un’epoca fatta di solisti, Paul Mc Cartney, John Lennon, George Harrison, Ringo Starr emergono come gruppo compatto, senza leader unico. Tutti danno il loro contributo indispensabile.

Poi c’è il quinto Beatles, ossia George Martin, colui che realizza le idee di Paul e John traducendole in suono e spartiti (ebbene si, i FabFour non sapevano leggere quei pallini neri sul pentagramma).

C’è pure Geoff Emerick, l’ingegnere che insegna ai Beatles ad usare lo studio di registrazione come uno strumento a sé stante (sgarrando inizialmente qualche regoluccia): avvicina il microfono alla batteria,  mette stracci nella grancassa di Ringo per rendere il suono più potente, fa cantare John usando l’altoparlante Leslie per rendere la voce eterea, come se stesse cantando dalla cima di una montagna. 

I Beatles lasciano le sponde Beat per approdare in Isole deserte e sconosciute: heavy metal, psichedelia, elettronica, progressioni armoniche insolite, adattamento dei Raga indiani (sequenze armoniche),inserimento di Musica Concreta (tra uccellini che cinguettano, fiumi che scorrono e sveglie che suonano).

Non si può mettere in discussione l’oggettiva genialità dei Beatles, per cui ho deciso di non farvi perdere tempo: non scriverò dei loro capolavori spacca-classifiche, o dei loro aneddoti personali.

Voglio parlarvi di una storia che da piccola mi ha appassionata, del mistero, della costruzione di una leggenda definita nei minimi dettagli: la presunta morte di Paul McCartney e la sua sostituzione da parte di un sosia. Indizi nelle copertine degli album e nelle tracce musicali. Cioè, oltre che sfornare masterpiece, questi quattro giovanotti hanno avuto il tempo di creare a tavolino una storia avvincente, un qualcosa che mai nessuno, prima di allora, ha pensato e fatto. Ecco a voi la teoria cospirazionista “PID” (PAUL IS DEAD) 

PAUL McCARTNEY: VIVO, MORTO O X?

 “Paul McCartney è morto tre anni fa in un incidente stradale. A riprova del tragico evento controllate bene le copertine dei dischi dei Beatles ed ascoltate meglio i brani in essi contenuti e scoprirete molti indizzi che dimostrano l’ accaduto.”

Era il 12 Ottobre 1969, quando dj Russell Gibb pronuncia queste parole durante la sua trasmissione radiofonica in onda su un’emittente di Detroit. La notte precedente un misterioso “H.Alfred”, chiama il disc-jockey e gli dice che Paul McCartney è morto il 9 Novembre 1966, in un incidente stradale. Due giorni dopo , in un quotidiano di Detroit, viene pubblicato l’artico: “McCartney Dead: New Evidence Brought to Light”.

Il gioco è fatto. Inizia un tamtam frenetico. Giornalisti ingordi di informazioni,  scrivono articoli a profusione. Senza blog e siti internet, la notizia fa il giro del globo terracqueo e i fan, letteralmente in visibilio, cercano indizi della morte di Paul ovunque, persino nelle canzoni antecedenti alla presunta morte. Fanatismo. Nelle edicole va a ruba la rivista “Paul McCartney Dead: The Great Hoax” che presenta, con dovizia  di  particolari, la presunta morte di McCartney. 

LA TRAMA DEL MISTERO

Il 9 novembre 1966, uno stanco Paul McCartney esce dagli Abbey Road Studios, provato anche da un’accesa discussione con gli altri componenti.  Sale sulla sua Aston Martin DB5 e lungo la strada carica una giovane autostoppista che, appena lo riconosce, ci scappa di testa, si emoziona, le sudano le mani e le ascelle dalla felicità, Paul non vede un semaforo rosso grosso come una casa, lei gli balza addosso e…CRASH! L’auto si stampa contro un albero (o un palo?), prende fuoco. Fine dei giochi e del giubilo.

C’è anche la versione splatter secondo la quale Paul sarebbe rimasto decapitato nello schianto contro un camion.

Una volta appresa la notizia, i Beatles restanti, assieme al manager Brian Epstein, optano per il silenzio e vanno alla spasmodica ricerca di un sosia (che perdipiù avesse pure la medesima voce). Passa la selezione “Beatles’ Got Sosia” William Stuart Campbell: attore di origini scozzesi simile a Paul che si sottopone ad interventi di chirurgia maxillo-facciale per rendere ancor più netta la somiglianza. I soliti disfattisti dicono che si tratti di un ex poliziotto canadese. Quante storie, un sosia vale l’altro. I FabThree (quasidinuovoFour) si prendono una pausa dai concerti per insegnare a Will ad imitare le movenze e la voce di Paul. Un gioco da ragazzi. Robe da Premio Oscar. 

GLI INDIZI

HELP

Come potrete notare nella copertina, Paul non indossa il cappello. Ci credo, a uno decapitato che gli serve? 

Se si ascolta al contrario la canzone “Help!” , si udirebbe, secondo alcuni dal timpano fine, la frase: «Now we need a member» (“Ora ci serve un elemento”). In “Yesterday” c’è la frase che allude a qualcosa di oscuro: «I’m not half the man I used to be, there’ s a shadow hanging over me» (“Non sono neanche metà dell’uomo che ero, c’è un’ombra che incombe su di me”). Comunque se la matematica non è un opinione, l’album è del 1965, dunque antecedente alla fantomatica morte del bassista cantante. 

RUBBER SOUL

Anima di gomma, come quella di Paul che rimbalza dal mondo dei vivi a quello dei morti. Secondo i sostenitori macabri della PID, la visuale della copertina dal basso verso l’alto, sarebbe quella dalla tomba del bassista. Tutti hanno i visi un po’ deformati proprio per camuffare maggiormente quello di William. Inoltre quest’album non presenta la scritta Beatles , come se volessero rimarcare il fatto che non fossero gli originali.

Nel quarto brano del Lato A del long playing,  “Nowhere Man”,  Lennon canta: «Nowhere man, can you see me at all?» (“uomo che non sei da nessuna parte, puoi vedermi?”). Viene letto dai sostenitori della teoria come: “Paul è morto e sepolto, e non può vedere più nulla”. Oh raga però davvero, anche questo 33 giri è uscito nel 1965. 

WE CAN WORK IT OUT

 “We Can Work It Out”,  “Noi ce la possiamo fare” …a continuare senza Paul? 

YESTERDAY AND TODAY 

La prima copertina  è la famosa “Butcher Cover”, nella quale si vedono i Beatles con camici chiazzati di sangue, brandelli di carnazza e bambole fatte a pezzetti. I Beatles belli baldanzosi e sghignazzanti. Che Gianburrasca questi FabFour. Proprio dei mascalzoni. La casa discografica Capitol ritira dal mercato le 750.000 copie già stampate e distribuite nei negozi, facendo applicare una seconda copertina, incollata direttamente su quella incriminata. 

McCartney ha insistito di brutto affinché  uscisse la copertina da mattatoio, per alludere alla schifosa e sanguinaria guerra del Vietnam e alla Capitol, la casa discografica che, come un macellaio, fa a pezzi il materiale EMI inglese per darlo in pasto agli squali americani in un formato, contenuto e grafica differenti. Ovviamente a scopo di lucro e per fini xommerciali. 

Nella nuova cover Paul sbuca da una valigia simil-bara. 

REVOLVER

Faul (Fake Paul) è l’unico di profilo, ma gli indizi a favore della PID si trovano soprattutto nelle canzoni.

Nella prima traccia, ossia “Taxman” , Harrison canta: «If you drive a car» e «if you get too cold»… troppo freddo in rigor mortis? In “Tomorrov Never Knows”  (titolo tratto dal libro tibetano dei morti) Lennon canta: «Play the game of existence to the end» (“Gioca il gioco della vita sino alla fine”). 

Le frasi cantate da Paul, però,  sono quelle più succulente: in “Got To Get You Into My Life” canta: «I took a ride, I didn’t know what I would find there» (“Andai a farmi un giro, e non sapevo cos’ avrei  trovato”), e poco dopo: «Then I suddenly see you» (“Poi all’ improvviso ti vedo”)…chi vede? L’autostoppista o la vecchia signora con il mantello nero e la falce?

In “Eleanor Rigby”: «Father McKenzie, writing the words of a sermon that no one will hear […] wiping the dirt from his hands as he walks from the grave» (“Padre McKenzie, che scrive le parole di un sermone che nessuno ascolterà […], pulendosi le mani dalla terra mentre si allontana dalla tomba”)…si parla per caso del funerale top-secret celebrato per Paul? Un po’ come quello della povera Eleanor Rigby, al quale “non venne nessuno”, “nobody came”. 

Aridaje, Revolvver è uscito ad Agosto nel 1966, mentre Paul sarebbe passato a miglior vita a Novembre. 

SGT. PEPPER’S LONELY HEARTS CLUB BAND

Tenetevi forte, allacciate le cinture di sicurezza, perché qui si va forte (senza autostoppiste, mi raccomando). 

Quest’album è uno dei capolavori assoluti della storia della musica e la copertina è piana zeppa di indizi succosi. 

A destra c’è una bambola che raffigura Shirley Temple che tiene un modellino d’ auto Aston Martin (quella sulla quale si schianta Paul),la carrozzeria è bianca, mentre l’ interno è rosso sangue. La vecchietta indossa, sulla mano sinistra, un guanto da automobilista macchiato da un liquido rosso. Insomma, sangue ovunque.

La composizione floreale gialla simil decorazione tombale, ha la forma di un basso Hofner mancino (lo strumento del nostro amato) con tre corde: la quarta corda (Paul, uno dei quattro Beatles) non c’è più.  In basso, al centro dell’ immagine, c’è una statuetta di Siva (“il distruttore”), con due mani alzate che indicano entrambe Paul. 

Ed ecco a voi la prova più discussa, la “Drum Clue” (“la prova della grancassa”).

S avete con voi album e specchio, riponete quest’ultimo rivolto verso la parte alta dell’ immagine. Ora appoggiatelo come se tagliasse a metà orizzontalmente la scritta “LONELY HEARTS”; sulla grancassa della batteria si formano le due frasi 1 ONE IX HE <> DIE, ossia “1 One 1” e “He die”. “1 1 1” sarebbero i tre superstiti John, George e Ringo e “he die” senza equivoci, seppur grammaticalmente scorretto, significa “lui muore o è morto”.

Un’altra possibile interpretazione potrebbe essere: “1ONE IX HE= 1 1 (Novembre) IX (9)= la data della dipartita. La freccia fra “he” e “die” punta, senza neanche stare a dirlo, verso Paul. L’artista ideatore del disegno della grancassa si chiama “Joe Ephgrave”. Non esiste. Strano cognome, tra l’altro: Epitaph (epitaffio) + Grave (Tomba) = Ephgrave. 

Ora guardate il retro: Paul è l’unico ripreso di spalle.

Ci sono i testi delle canzoni in primo piano, mentre dietro ci sono loro: George punta il dito verso la scritta “at five o’clock” (“alle cinque”, che sarebbe l’ora dell’incidente) presente nel testo della canzone “She’s Leaving Home“.

La testa (attaccata) di McCartney di spalle è vicino al verso “Without you” (“senza di te”) tratto dalla canzone di Harrison “Within You Without You”. 

C’è una bella foto dei quattro giovani con le divise variopinte della Banda dei Cuori Solitari: Paul ha una toppa nera (lutto?) con la scritta O.P.D.: “Officially Pronounced Dead” (“ufficialmente dichiarato morto”) o “Ontario Police Department” (il “dipartimento di polizia dell’Ontario“, in cui avrebbe servito il sosia William Sheppard)?

Oppure : “Ozio, Potere, Divertimento”, “Olive, Panini, Damigiane”, “O di Otranto, P di Potenza, D di Domodossola”? 

Ovviamente anche nei testi ritroviamo dei dettagli allusivi. In“A Day In The Life” ci sono i versi: «He didn’t notice that the lights had changed» (“Non si accorse che il semaforo aveva cambiato colore”), «He blew his mind out in a car» (“S’è fatto saltare le cervella in macchina”), «They’d seen his face before» (“La gente aveva già visto il suo volto”). Qui si parla dell’ incidente automobilistico, avvenuto nel 1966, che portò al decesso di un rampollo dei birrai irlandesi Guinness.

L’album contiene anche la traccia fantasma “The Inner Groove“, nella quale viene pronunciata in repeat «Never Could Be Any Other Way» (“Non c’ era altra soluzione”) e, se sentita a rovescio, sembrerebbe dire «Will Paul Be Back as Heaven?» (“Tornerà Paul come in paradiso?”). 

Cercate su Youtube “”The Beatles backmasking” e scoprirete numerosisssssime tracce al contrario!

MAGICAL MISTERY TOUR 

Ecco in primo piano presumibilmente Paul travestito da quel morbidone di un Warlus (Tricheco),simbolo di morte per gli eschimesi. I sostenitori della PID, oltre ad essere un po’ sotto effetto di LSD, sono dei veri e propri geni: prendi la scritta Beatles, mettile vicino uno specchio e…PUF! In realtà la scritta Beatles è un numero di telefono ( 5371438). Non è finita qua, i PID-fanatici dicono che un tempo (non si sa bene quando, ma presumibilmente negli anni ’60), se lo componevi, rispondeva una voce registrata che annunciava: “Vi state avvicinando, vi state avvicinando”. 

In: “I am the Walrus” si sente una voce in sottofondo che, riprodotta al contrario, sembrerebbe dire: «Ha ha, Paul is dead». Verso la fine, una voce dice: “oh, morte inopportuna”; frase proveniente da un frammento dell’edizione radiofonica del “Re Lear” (Atto IV, Scena VI), che fu aggiunto al brano direttamente registrando in diretta la messa in onda dell’opera sulla BBC. Il dialogo che si sente è quello della scena della morte del personaggio di Oswald («Oh untimely Death! Death! Bury my body, Bury me! ecc…»). 

Nel “White Album” Lennon canta in “Glass Onion”, «Here’s another clue for you all, the walrus was Paul» (“ecco un altro indizio per voi tutti, il tricheco era Paul”). Come se Lennon perculasse tutti gli accaniti investigatori, quelli che guardano le copertine con la lente d’ingrandimento e ascoltano gli album al contrario. Dai, caro lettore, ammettilo che stai continuando a digitare su Youtube “Beatles backmasking”. Certo che ha un nonsochè di mefistofelico.

A metà del video della canzone “I Am The Warlus” del film “Magical Mystery Tour”, in concomitanza con la frase: «Sitting in an english garden» (“seduto in un giardino inglese”, allusione ad un cimitero) si vedono i quattro Beatles che indicano qualcosa, seguiti da un breve fotogramma che ritrae Paul con gli occhi chiusi. La scena si allarga e si vede un’auto bianca che sfreccia in lontananza e la cui traiettoria “attraversa” proprio la testa di Paul. Curiosamente lo stesso fenomeno accade anche nel videoclip della canzone “Strawberry Fields Forever” di poco precedente.

Mentre eseguono “Your Mother Should Know” i Favolosi Quattro sono vestiti con smoking bianco e garofano all’occhiello: rosso per John, Ringo e George, mentre nero (strano) per Paul, il quale ha in mano un mazzo di fiori (li starà portando sulla sua tomba?). 

WHITE ALBUM 

Splendido album. Nel poster del vinile si ritrova William Campbell prima del ricorso alla maxillo facciale. In alcune foto c’è Paul: in una è nella vasca da bagno che sembra essere più di là che di qua, mentre in un’altra lui balla con due mani scheletriche che sembrano volerlo afferrare dalla schiena. Maledetti Dissennatori. 

In “Don’T Pass Me By”  Ringo canta: «I’m sorry that I doubted you, I was so unfair, You were in a car crash and you lost your hair» (“Mi dispiace di aver dubitato di te, sono stato così scortese, sei rimasto coinvolto in un incidente d’auto e hai perso i capelli”).

“Revolution 9″ inizia con la ripetizione per tre volte delle parole: «Number nine». Bene, ora ascoltiamo al contrario e… «Turn me on, dead man» (“eccitami, uomo morto”). Sempre odiata la necrofilia. Il 9..uhm..9 novembre 1966?!? C’è un po’ di Musica Concreta qui dentro:casualmente si percepiscono la frenata d’automobile e il frastuono di uno schianto. Al contrario si sentono un sacco di robine interessanti: «Get Me Out! Get Me Out!» (“Tiratemi fuori! Tiratemi fuori!”) …da dove? Dall’Aston Martin?

Un coro ripete (forse): «Paul is dead, Paul is dead», ed una voce urla velocemente: «I’ m die!» (“Io sono morto!”). Verso la fine sembra che Lennon e Harrison dicano: «Watusi… The twist… El dorado…»… ma che hanno mangiato quella sera? Roba pesante? Peperonata 3 sorci verdi? Le loro  voci al contrario sembrano dire: «Paul is dead… since the… his suicide» (“Paul è morto… fin dal… suo suicidio”).

In“I’ M So Tired”, verso la fine, Lennon sussurra delle parole e, al contrario, sembrerebbe dire: «Paul is dead, man: miss him, miss him, miss him!» (“Paul è morto, amico: mi manca, mi manca, mi manca!”). Un po’ troppo lapalissiano per John.

Il “White Album“ diventa fonte d’ispirazione per Charles Manson, il folle omicida che analizzando questo album ha tratto elementi per compiere l’efferato omicidio, insieme alla sua setta, di Sharon Tate (moglie del regista Roman Polanski) ed altre tre persone nella notte del 9 agosto 1969.

Mi fa strano pensare a quei 4 damerini, inizialmente vestiti eleganti e con i capelli a scodella, quali creatori di suoni angoscianti e angosciati, di messaggi incisi al contrario e tracce fantasma. 

YELLOW SUBMARINE 

Ed ecco che John fa le cornutazze sulla testa di Paul, mattacchione!

Vi risparmio l’elenco delle frasi “alla reversa”, come diciamo noi genovesi. Rischio di annoiarvi profondamente. Nella canzone che da il titolo all’album, durante i rumori presenti a metà brano, al minuto 1:41 e al minuto 1:07, una voce sembra dire: «Paul is dead». 

Nel film, invece, compare per qualche istante, una lapide mortuaria con la scritta “N° 49 Here Lie Buried William McMilley” (“Numero 49 – Giace qui sepolto William McMilley”). William, nome di battesimo del presunto sosia e McMilley che ricorda vagamente un cognome assai noto…tipo McCartney. Alcuni sono arrivati addirittura ad attribuire un significato al 49: 4 sono le lettere che compongono il nome PAUL, mentre 9 son quelle del cognome McCartney. In un’ altra scena sembra che lo spettatore veda doppio. Si, perché ad un certo punto appaiono sullo schermo ben due Paul McCartney in versione cartone animato, come per sottolineare che forse ne esiste più di uno. 

ABBEY ROAD 

La copertina è assai conosciuta. I Favolosi Quattro sono in fila come se si trattasse di una marcia funebre. Paul è scalzo, ha gli occhi chiusi ed è l’unico fuori passo. George, con jeans e Clarks ricorda il becchino che scava  la fossa in abiti da lavoro. Ringo è total black e potrebbe rappresentare colui che porta la bara, mentre John in total white sembra un angelo o un sacerdote. Queste, ovviamente,  sono libere interpretazioni che circolano da anni.

Poi c’è l’auto, il Maggiolino bianco sulla sinistra, con la targa “28IF” – “28 SE”, interpretato come “28 anni SE fosse ancora vivo”. La foto, però, è stata scattata l’8 agosto del 1969 e Paul, nato il 18 giugno 1942, a quell’epoca aveva 27 anni.

Il resto della targa, “LMW”, è stato letto come “Lie ‘Mongst the Wadding”, poemetto dello scrittore Stephen Crane morto a 28 anni (in Sergeant Pepper’s compare il suo viso seminascosto da una mano, sopra la testa di Paul). Dall’altra parte della strada c’è un camioncino della polizia, simile a un carro funebre…E nessuno di loro che si palpa vigorosamente gli zebedei, come solitamente fa ogni homo sapiens sapiens di genere maschile, credendo di allontanare la sorte nefasta. L’unico numero civico che appare sembrerebbe un 3, corrispondente al numero dei Beatles rimanenti. O forse perché  “Three is a magic number”?

Sul retro copertina, la “S” di Beatles ha una crepa nel mezzo e, subito accanto, un riflesso sul muro sembra comporre un teschio. Infine, davanti alla parola “Beatles” si vedono dei fori sul muretto, che, se uniti fra di loro, formerebbero ancora un 3. Tipo il gioco della Settimana Enigmistica in cui devi unire i puntini.

Allude alla formazione in 3 anche “Come Together” , in cui John canta: «one and one and one is three» (“uno più uno più uno fa tre”). O forse perché  non sa contare? 

LET IT BE

I Beatles non hanno più  voglia di stare insieme. Scrivono quest’album senza la solita verve. Non hanno lo sbatti di mettere indizi qua e là.  Non lo promuovono più  di tanto. Litigano di brutto durante la registrazione e la post-produzione.

In copertina Paul guarda da tutt’altra parte e lo sfondo è rossssossssangue. Se ascoltiamo l’omonimo ritornello al contrario, sembrerebbe possibile percepire la frase: «He’s been dead» (“lui è morto”), mentre quello di “Get Back” si potrebbe altresì udire: «Help me, help me, I need some wheels!» (“aiuto, aiuto, ho bisogno di copertoni!”). 

FREE AS A BIRD

Ora si parla dell’inedito Free As A Bird” scritto da Lennon e riarrangiato dai superstiti tra il ’94 ed il ’95. Nel cortometraggio le riprese hanno il punto di vista di un uccello. Al minuto 1.24 inizia una scena in cui tre dei Favolosiquattro, attraversano una strada di corsa affiancando una macchina nera simile ad un carro funebre. Al minuto 1.57 tre Beatles sono vestiti di nero, mentre Paul di rosssssosssssangue. Uffa, ok il rosso ti dona, Paul. Lo abbiamo capito. Ora chiamo Enzo Miccio che ti da due dritte sull’armocromia.

Al minuto 2.28 è rappresentata la scena di un violento incidente di una vettura sportiva targata YFE. Non può mancare una sequenza al cimitero: c’è il cane di Paul, Martha che corre baldanzoso, compare una cappelletta con il cartello di “Sgt. Pepper’s”.

La scena passa a McCartney che saltella sull’attraversamento di  “Abbey Road”. La cinepresa si focalizza sulla una tomba di Eleanor Rigby, che si riferirebbe, come già detto prima, al funerale segreto di Paul. 

UN PIZZICO DI VERITA’?

Se si scava a fondo si scopre che i miti contengono sempre un briciolo di verità.  Ebbene si, il nostro Paul era più  per terra che in sella alla moto, tra il 1965 e il 1966. La leggenda mette le radici e i sostenitori della PID cospargono il suolo di fertilizzante. I Beatles ci sguazzano, si divertono e creano indizi. 

Nel 2006, due scienziati italiani che , ossia l’informatico Francesco Gavazzeni e il medico legale Gabriella Carlesi, hanno applicato le tecniche medico-forensi di comparazione biometrica a gruppi di fotografie che ritraggono Paul McCartney dalla prima metà degli anni ‘60 ai giorni nostri. Non sono due ciarlatani, ma due consulenti che in passato hanno collaborato a indagini come quelle sul Mostro di Firenze, l’attentato a Giovanni Paolo II e l’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Partono con l’ipotesi di sgretolare questa leggenda metropolitana.

Invece… i confronti biometrici su conformazione del cranio, curva mandibolare, padiglioni auricolari, dettagli di dentatura e palato hanno mostrato discrepanze significative tra le immagini scattate prima e dopo il 1966. Queste analisi parlano di compatibilita, non di certezza assoluta. E voi, cosa ne pensate?

Ai posteri l’ardua sentenza.

Ps: nel frattempo  Paul McCartney se la canta e se la suona in giro per il mondo, dando prova del suo incontenibile talento. Sempre ammesso che si tratti di lui… che bella chiusura, mi sento come Giacobbo al termine dei servizi della trasmissione “Freedom”.

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