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PUNKS

“Punk” compare per la prima volta nel 1500 con il significato di “meretrice”. In “Tutto è bene quel che finisce bene” (1605), W. Shakespeare scrive “punk taffetà” alludendo ad una prostituta ben vestita. Negli anni ha mantenuto la sua connotazione negativa, assumendo però altri significati come: cosa di nessun valore, persona insignificante, balordo, omosessuale, fino a quando, nel 1971, Dave Marsh, nel suo editoriale apparso su Cream Magazine, conia l’espressione “punk rock”. Olè!

John Lydon (Rotten) dei Sex Pistols da la sua definizione di punk:

“Essere punk vuol dire essere un fottuto figlio di puttana che ha fatto del marciapiede il suo regno, un figlio maledetto di una patria giubilata dalla vergogna e dalla monarchia, senza avvenire e con la voglia di rompere il muso al prossimo caritatevole”

Nell’estate del 1976 nel Regno Unito viene dichiarato lo stato di siccità: l’acqua viene razionata ed il raccolto è scarso. La stampa parla dell’imminenza del giorno del giudizio: il caldo minaccia la struttura delle fondamenta delle abitazioni. Alla fine di agosto, durante il carnevale di Notting Hill,i neri si ribellano ai poliziotti. I Clash, ricordando l’avvenimento, faranno uscire “White riot”.

Il panorama, dunque, è quello di una società in piena crisi sotto tutti i punti di vista e i punk danno voce al malcontento che ne deriva, sfidando gli stereotipi di classe e sesso a livello simbolico.

BRICOLAGE E ABBIGLIAMENTO PUNK

l punk usa la forma del Cut-up combinando elementi appartenenti ad epoche e generi differenti. Il Bricolage, simile al Cut-up, si occupa di risemantizzare i segni, estraendoli dal contesto iniziale e riutilizzandoli con altri significati in altri background completamente differenti.

Un esempio di Bricolage è la ri-semantizzazione degli abiti per colpire la classe borghese (il bersaglio preferito dei punk). Cravatta, camicia e giacca sono gli indumenti-simbolo di uno status sociale elevato e il compito dei punk è quello di stravolgere il loro significato.

Sid Vicious, il bassista dei Sex Pistols, passeggia per le vie di Londra indossando, in maniera provocatoria, una t-shirt con una svastica stampata, svuotata delle sue connotazioni politiche.

La cravatta sgualcita viene stretta intorno al collo fino a strangolare rimandando al significato di oppressione, la giacca viene ricoperta di borchie, spille e spalline militari, le camicie vengono lacerate, rimesse insieme con le spille da balia ed utilizzate(come le t-shirt), come supporto per messaggi scritti o per immagini che si riferiscono agli eroi anarchici o agli eventi del 1968. In pratica è come se un cane entrasse in una cabina armadio e cominciasse a mordicchiare tutto ciò che gli si para davanti.

Alcune t-shirt per pura provocazione e per tenere la gente comune lontana da sé, avevano su un lato la stampa di Karl Marx e dall’altro una svastica svuotata delle sue connotazioni politiche. E meno male, altrimenti sembra che abbiano le idee leggermente confuse.

Nell’abbigliamento punk vengono inseriti nuovi tessuti come il lattice, la pelle e il vinile. In pratica come in una sessione di BDSM, tra una sculacciata, una manetta e un vestito in lattex. Il tutto per dare un aspetto androgino all’uomo, ripreso dal glam-rock.

Un altro esempio di Bricolage è l’uso simbolico e pratico della lametta. Prima la usi per levare i calli dei piedi, quindi è intesa come strumento di bellezza, di cura di sé stessi e di conformismo. Per i punk diventa un oggetto da esporre come pendolo ai lobi o come ciondolo al collo, pronta per essere usata come penna per scrivere sulla propria pelle i propri messaggi. Qui sotto il mitico Iguana del Rock, Mr. Iggy Pop, dopo aver scritto sul suo petto l’indirizzo di casa con una lametta Credo usata per sfoltire i capelli. Altro che penna a sfera. Tzè!

i punk usavano la lametta come penna per scrivere sul petto i propri messaggi. Nella foto è stato immortalato Iggy Pop, cantante degli Stooges, durante un’esibizione.

I lucchetti con scritto “Giselda+Asdrubale= Love 4ever” e “Gilberto TVUKDB”, vengono tolti dal Ponte Vecchio di Firenze, come “Tre metri sopra il cielo” ci ha insegnato audacemente a fare. Assieme alle catene, sono associati alla tutela della proprietà privata, ma i punk li usano come bracciali, collane e portachiavi. Le borse di plastica trasparente che lasciano intravedere tutto il contenuto, rimanda alla mancanza di intimità e dunque all’essere alla mercè di tutti.

Le creste variopinte danno l’idea di artificialità, di elettroshock che è lo strumento di correzione della dissidenza e della devianza. I collari chiodati da cane pastore, alle volte legati a guinzagli, e i pantaloni uniti da catene all’altezza delle ginocchia, che impediscono una deambulazione corretta e fluente, rimandano all’idea di schiavitù e alla condizione degli animali domestici.

Il modo di vestire della subcultura punk diventa una moda da quando Malcolm McLaren e Vivienne Westwood aprono un negozio di abbigliamento chiamato “Sex” a Kings Road, Londra.

LE FANZINE

La fanzine è una rivista amatoriale il cui nome deriva dalla contrazione delle parole fanatic (appassionato) e magazine (rivista).

una copertina della punkzine “Ripped & Torn” che, in italiano significa “Strappato e lacerato”.

I punk leggono le cosiddette punkzine che contengono le interviste e le recensioni di gruppi, informazioni relative ai concerti della scena musicale punk e alla politica, pubblicità dei parrucchieri specializzati in acconciature punk, negozi di abbigliamento e di dischi.

Il linguaggio è diretto, colloquiale, gergale e a tratti volgare. Ci scrivono due “Belin” e via. La sua pubblicazione è slegata dalle logiche dell’editoria, per cui è indipendente. Non segue regole o dogmi editoriali e d’impaginazione: ci sono collage di immagini, testi visivo- verbali e intuizioni poetiche che conferiscono un’originalità inarrivabile.

Basta, ora la smetto con il blog e inizio anche io ad incollare robe a caso con il Vinavil.

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