1961/1970

SKA-LIVE!

Nel 1962 la Giamaica ottiene l’Indipendenza e ne esce con le ossa rotte: la situazione economica è disastrosa. Le persone, abituate alla diaspora degli anni precedenti, non si perdono d’animo sperando in un riscatto sociale e ballando a ritmo di Ska. Questa musica ska diventa una soundtrack ideale per infondere ottimismo e speranza. Elemento fondamentale di questo genere è il beat che viene creato dalla chitarra, che assume un andamento in levare a partire dalla seconda, terza e quarta battuta. Su questa sincope ritmica è impossibile non ancheggiare con un sorriso stampato in faccia.

Il termine Ska nasce da un suono onomatopeico per indicare il rumore che fa la chitarra quando le si leva l’operato. Clue J (Cluett Johnson), bassista dei Blues Blasters (primo gruppo ska) ed inventore del nome di questo genere, consigliava ai suoi chitarristi di far fare alle loro chitarre uno “ska-ska-ska”. Un applauso ai chitarristi che hanno saputo interpretare musicalmente l’espressione di Clue J.

Lo Ska diventa un genere internazionale quando la giamaicana Millie Small, nel 1964, decise di cantare “My Boy Lollipop” con la sua voce squillante. Ecco a voi la prima hit ska nel mondo.

Poi un bel giorno Don Drummond (trombonista e compositore), Tommy McCook (sassofonista), Rolando Alphonso (sassofonista), Lloyd Brevett (bassista), Lloyd Knibb (batterista), Lester Sterling(trombettista), Jah Jerry Haynes(chitarrista), Jackie Mittoo (pianista), Johnny Moore (cantante), Jackie Opel (cantante) e Doreen Shaffer (cantante, ormai unica sopravvissuta) decisero di creare un gruppo senza precedenti. Signore e Signori date il benvenuto agli Skatalites. Si vocifera che fu un  gioco di parole inventato da Tommy McCook ispirato dai satelliti spaziali sovietici. Ecco, grazie a McCook ed agli Skatalites, questo genere sincopato, allegro e spensierato ha un nome.

Ricordo ancora quando li ho sentiti per la prima volta al Mazda Palace nel 2005. Ero una sbarbina di 15  anni in prima fila. Avevo la maglia di Giuliano Palma & The BlueBeaters (che sfoggio tuttora con orgoglio) comprata durante il mio primo Goa Boa Festival (scortata dal mio fratellone).

Luci soffuse. Entrano loro gli Skatalites. Iniziano con “Skalloween”. Io in visibilio che mi aggrappo alle transenne, chiudo gli occhi e mi lascio trasportare da quel flusso di suoni sincopati che mi catapultano su un altro pianeta…su Nettuno, perchè lo ricollego al Dio del Mare.  Mi lascio dondolare dolcemente, come se fossi su una canoa tra le onde dell’oceano. Ad ogni assolo di sax ho un brivido lungo la schiena. Poi continuo a ballare, a sudare, a gioire. Loro sul palco sono dei treni. Zero pause. Tantissima meraviglia.

Tornando ai miei cari Bluebeaters, durante i loro concerti conobbi Floriana (Floz) che ben presto diventò la manager degli Skatalites. Grazie a lei, almeno una volta ogni due anni le mie orecchie gioiscono, perchè li porta a Genova. Dovete sapere che fino a quando non è sopraggiunta la “Signora col mantello”, tutti i componenti degli Skatalites hanno continuato a portare la loro musica, andando in giro, senza sosta, per il globo. La mitica Doreen ha un’ottantina d’anni, ma continua a spaccarsi di tournèe internazionali durante tutto l’anno. Dovreste sentire la pulizia della sua voce.

Appena comincia la primavera ed il Sole inizia a scaldarci le ossa, mi viene voglia di sonorità caraibiche, di Ska, Rocksteady e Reggae a tutto spiano. Oggi è il 3 Aprile 2021 e ci sono 18°. C’è la pandemia. Domani sarà Pasqua. Io ora sono in cameretta che scrivo con la mia playlist “In levare-SKA” nelle orecchie: da Laurel Aitken ai BluesBlasters, passando per gli Ethiopians e gli Skatalites. Scusate, ora faccio un salto (mentale) nelle Antille. Sorseggio un rhum bianco. Poi torno, promesso.

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